Baby news | 27 gennaio 2022, 16:25

Allattare in pubblico: un diritto per tutte le mamme

In Italia l’allattamento in pubblico non è vietato. Eppure ancora molte mamme provano vergogna a mettere in atto questa pratica a causa di pregiudizi e immotivate intolleranze

Allattare in pubblico: un diritto per tutte le mamme

Una mamma che allatta il proprio bambino: che immagine dolcissima! Quale gesto d’amore più grande? Eppure, una delle pratiche più ancestrali che unisce la madre al proprio figlio nella società moderna non è sempre ben vista: persino in paesi progressisti come la Danimarca resistono leggi che impediscono l’allattamento nei ristoranti. 

E in Italia non è tutto rose e fiori: si pensi che in Parlamento deputate e senatrici non possono allattare (a differenza delle colleghe di Strasburgo), e comunque è innegabile che l’allattamento in pubblico desti ancora in molte persone imbarazzo. 

Le normative

Ma la questione dovrebbe andare oltre l’aspetto morale che alcuni adulti potrebbero sollevare: la componente più importante del tema è infatti la tutela della salute dei bambini. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) da tempo si esprime a favore dell’allattamento esclusivo al seno, almeno per i primi sei mesi di vita del bambino, essendo provato che i bambini allattati al seno si ammalano meno.

Anche la Convenzione internazionale sui Diritti dell’Infanzia  e la Dichiarazione degli Innocenti parlano dei vantaggi dell’allattamento al seno. Esiste poi la campagna globale Ospedali Amici dei bambini (cui ha aderito anche l’Italia), rivolta a creare negli ospedali le condizioni ottimali al successo dell’allattamento al seno: direttive per sostenere le mamme nell’allattamento, l’impegno a non somministrare ai bebè (salvo necessità) alimenti diversi dal latte materno, il co-rooming di mamma e neonato durante la permanenza in ospedale; l’incoraggiamento all’allattamento a richiesta, la creazione di gruppi di sostegno all’allattamento materno.

Per non parlare dei diritti sul lavoro: la normativa sul tema prevede congedi per l’allattamento spettanti alla madre lavoratrice dipendente durante tutto il primo anno di vita del bambino (due riposi retribuiti giornalieri di un’ora ciascuno), a dimostrazione dell’importanza della pratica.

 

Eppure…

Le statistiche dimostrano che, già dopo i tre mesi di vita del neonato, il numero di mamme che allattano si riduce a quasi la metà e si abbassa fortemente (al 6,5%) dopo i sei mesi dal parto. Un po’ per la gestione del tempo (difficile prevedere l’effettivo orario di ciascuna poppata), un po’ per esigenze di lavoro, un po’ per la mancanza di luoghi pubblici idonei all’allattamento, molte mamme passano precocemente al biberon. 

 

Le proposte per favorire l’allattamento al seno

L’Unicef da tempo promuove la realizzazione di specifiche aree dedicate all’allattamento. Interessante l’esperimento lanciato a Milano dei Baby Pit Stop. Si tratta di luoghi deputati a mettere le mamme in condizione di andare ovunque e di allattare i propri bambini quando lo richiedono, in strutture infantili (ospedali, consultori, nidi) o anche in esercizi commerciali come i supermercati. 

A Bari, invece, nel 2007 sono state realizzate le stanze di allattamento nella sede del Tar e negli uffici del Giudice di Pace, ambienti idonei a consentire l’allattamento per le mamme che frequentano le aule di giustizia. 

E come non menzionare Papa Francesco, che invita le mamme a sfamare in chiesa i battezzandi? 

 

L.S.