Come molto spesso accade, in tanti “rivendicano” la paternità dell’uovo di Pasqua come lo intendia-mo oggi. Ma c’è da fare un passo indietro, perché l’usanza di regalare uova (quelle vere!) a Pasqua è più antica. L’uovo ha sempre avuto un valore sim-bolico enorme, così perfetto da essere scelto come emblema della vita. Già i Persiani amavano regalarsi uova come buon auspicio e, per il Cristianesimo, esse colgono il significato del miracolo della Resurre-zione di Cristo. L’usanza di regalarsi uova si diffuse a partire dal Medioevo, in Germania: uova bollite, avvolte in foglie e fiori in modo che si colorassero naturalmente. Tra l’aristocrazia, invece, si stabilì l’abitudine di fabbricarne alcune in argento, platino o oro, decorate. Fino ad arrivare XIX secolo, nella Russia degli zar: l’orafo di corte Peter Carl Fabergé (1846-1920) fu incaricato dallo zar Alessandro III di preparare per la zarina delle meravigliose uova decorate, alti esempi di gioielleria. Il primo fu rea-lizzato in platino smaltato bianco e all’interno c’era un altro uovo, in oro, che conteneva altri due doni: una riproduzione della corona imperiale e un pulcino dorato.
L’uovo con la sorpresa nasce quindi da qui? Secon-do alcuni studiosi, in realtà, si deve andare indietro nel tempo, nella Torino di inizio Settecento, per tro-vare le prime sorprese: i piemontesi, già maestri del cioccolato, furono quindi i primi a lanciare la moda delle uova pasquali con sorpresa.
Ma qui si incrociano due discorsi: da dove ha origine l’uovo di cioccolato e da dove la tradizione della sorpresa? Di nuovo ci sono pareri contrastanti: c’è chi riconduce le origini dell’uovo di cioccolato a Luigi XIV, il re Sole, che a inizio Settecento fece rea-lizzare un uovo di crema di cacao al suo chocolatier di corte. Gli inglesi, invece, indicano come inventore delle uova di Pasqua mister John Cadbury, che nel 1842 miscelò e modellò del cioccolato a forma di uovo come dolce dono pasquale. Ma se torniamo in Italia, diverse pubblicazioni ci dicono che, attor-no al 1725, la vedova Giambone, titolare di una cioccolateria nell’attuale e centralissima via Roma di Torino, ebbe l’idea di presentare ai suoi nipotini un cestino pieno di paglia e uova di cacao ottenute riempiendo i gusci vuoti delle uova di gallina con cioccolato liquido e miele. E sempre nel capoluogo piemontese, a inizio ’900, venne brevettata la pro-duzione in serie delle uova di Pasqua di cioccolato grazie ai pasticceri di Casa Sartorio: idearono uno stampo a cerniera chiuso, che, messo in un’apposita macchina capace di ruotare velocemente, poteva distribuire il cioccolato uniformemente creando due mezze uova complementari. Una volta raffreddate, potevano essere decorate a piacere prima di essere assemblate creando il vero e proprio uovo di Pasqua.
Ecco come, secondo questa teoria, si torna alla nascita della sorpresa nell’uovo, usanza che si diffuse molto velocemente dal boom del dopoguerra in poi. In origine, le sorprese all’interno delle uova erano animaletti in zucchero e confetti, per poi diventare veri e propri regali, più o meno preziosi e ricercati. In molti Paesi, ad esempio quelli di religione ortodossa, all’uovo di cioccolato viene comunque ancora preferito l’uovo di gallina, solitamente cuci-nato sodo.
In Italia, Torino fu la prima città in cui arrivò il cioccolato, portato dalla spagnola duchessa Caterina, moglie del duca Emanuele Filiberto di Savoia, dopo la scoperta dell’America. Era il 1500.