Mondo mamma | 21 marzo 2024, 10:00

Parto in acqua. I pro e i contro

C’è chi ne sostiene la pratica, considerandola una soluzione capace di alleviare dolori e traumi. C’è chi, invece, ritiene non esistano benefici scientificamente provati. Il parto in acqua fa discutere

Parto in acqua. I pro e i contro

«Dove sei nato?». «Nell’acqua!». Ha qualcosa di davvero romantico l’idea di essere venuti al mondo immersi nelle tiepide acque di una vasca appositamente studiata per il parto. Ma non è solo una moda, un’aspirazione o una bella teoria. Per chi sposa questa scuola di pensiero, e per le stesse mamme che hanno vissuto l’esperienza, il parto in acqua è un’opportunità dai mille vantaggi: diminuzione del dolore, grazie all’effetto antalgico del calore dell’acqua sia durante il travaglio che in fase di espulsione; possibilità di scegliere posizioni più gradevoli per la madre e, quindi, di raggiungere maggiore rilassatezza e comfort; travagli più brevi e, in generale, un evento più piacevole per mamma e neonato.

Parlando di benefici

In Italia questa pratica è sbarcata nel 1985 e, da allora, sempre più ospedali offrono alle donne la possibilità di scegliere di partorire in acqua. Fermo restando che non tutte le mamme in dolce attesa risultano idonee al parto in acqua (si deve trattare di gravidanza singola, con feto in posizione cefalica, in assenza di complicanze ostetriche e con un decorso fisiologico), la scienza si confronta sugli effettivi benefici che il travaglio o il parto effettuato nell’acqua porterebbero, se relazionati con i rischi. Il punto chiave sta nel fatto che non esistono sufficienti dati disponibili sull’argomento.

Uno studio pubblicato nel 2022 sulla rivista BMJ Open, volto a valutare la sicurezza dell'immersione in acqua durante il parto, ha confrontato l’effetto di questa procedura sugli interventi e sui risultati intrapartum, rispetto al parto tradizionale. Su 157546 partecipanti allo studio si è rilevato come l'immersione in acqua abbia ridotto significativamente l'uso dell’epidurale, il numero di interventi con episiotomia e i casi di emorragia postpartum. È stato poi rilevato un aumento della soddisfazione materna e delle probabilità di un perineo intatto. Ciò è stato confermato anche da una parte della comunità scientifica e dal vissuto di numerose neomamme.

C’è chi non è d’accordo

L'American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) – così come altre scuole di ostetricia – sconsiglia il parto in acqua, data la mancanza di dati disponibili sull'argomento. L'ACOG riconosce che l'immersione durante la prima fase del travaglio ha dei vantaggi, favorendo il rilassamento, ma non ci sono prove sufficienti sui benefici e sui rischi durante la seconda e la terza fase (dilatazione ed espulsione). Anzi, c’è chi ritiene che la biomeccanica del parto non trovi alcuna relazione tecnica con l’uso dell’acqua.

L'American College of Nurse-Midwives (ACNM) indica che le persone che hanno un travaglio e un parto senza complicazioni (e una gravidanza senza complicazioni) mostrano “esiti materni e neonatali comparabili”, che partoriscano fuori o in acqua.

Le linee guida NICE (National Institute for Health and Care Excellence) si limitano a raccomandare di informare le donne sull'insufficienza di evidenze scientifiche nel momento in cui vengano supportate o al contrario scoraggiate rispetto al parto in acqua. Non esiste, insomma, una letteratura sugli eventi avversi per chi sceglie il parto in acqua, ma nemmeno su comprovati benefici.

Sicuramente, la voce si fa corale quando il parto in acqua si svolge esternamente a un ambiente ospedaliero: in acqua, può essere più difficile liberare le vie aeree del neonato dal meconio; il bambino potrebbe rimanere troppo tempo sott’acqua; senza le opportune precauzioni, si possono verificare infezioni a danno sia del neonato che della madre; c’è un maggior rischio che il cordone si spezzi per il movimento rapido di risalita in superficie del neonato.

Alternative

Per chi è alla ricerca di un tipo di parto nel massimo comfort, ma non può o non vuole affrontare un parto in acqua, c’è la possibilità di valutare alternative: tecniche di rilassamento o meditazione, digitopressione, aromaterapia, impacchi caldi. Sta a ogni donna trovare la condizione più idonea per il suo benessere.

C.C.

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