«Saranno i denti», «forse ha mal di pancia», «ha sonno», si ripetono i genitori. A volte i bambini possono essere poco interessati al cibo. Mantenete i nervi saldi e concentratevi su qualche utile consiglio. Se un bambino è inappetente, il genitore è snervato perché il piccolo rifiuta un cucchiaio colmo di pastina, gira la testa dall’altra parte o fa smorfie di dissenso. I genitori hanno paura di perdere il controllo sull’alimentazione del figlio nel passaggio dal latte ai cibi solidi e temono che non si nutra abbastanza. Il periodo dello svezzamento è gioioso ma impegnativo. Il cambiamento delle abitudini alimentari coinvolge tutta la famiglia: si elabora una nuova relazione tra genitore e figlio, ma anche una separazione-allontanamento, che può non essere immediata. Il bambino perde progressivamente il riflesso di protrusione della lingua, che gli permetteva un allattamento facilitato, per passare alla retroversione della lingua in favore della deglutizione di cibi solidi. Le difficoltà possono manifestarsi con un iniziale rifiuto dei cibi consistenti; è utile ricordare che ogni lattante ha i propri tempi: rassicuriamolo con sorrisi, carezze, sguardi di intesa perché capisca che il momento del pranzo e della cena è piacevole e foriero di nuovi gusti, sapori e profumi, in totale convivialità. Crescendo il bambino imparerà a conoscere tutti gli alimenti (proteine, carboidrati, frutta e verdura). Intanto, un modo per alleviare la tensione è dare fiducia alle sue capacità di regolazione, che durano almeno fino ai 5-6 anni. Normalmente gli alimenti rifiutati sono frutta, verdura e pesce; i più graditi rimangono pasta, dolci, prosciutto cotto, parmigiano, focaccia e wurstel (da tagliare a pezzettini, mai a rondelle, per scongiurare il rischio di soffocamento), perché sfiziosi al palato del bambino anche se privi di minerali e vitamine, antiossidanti, fibra e grassi “buoni”. Una conseguenza dell’inappetenza del bambino è la monotonia alimentare alla quale i genitori, un po’ rassegnati, cedono, vedendo che il piccolo comunque cresce. Non bisogna arrendersi e disabituarlo ai cibi sani e variegati. Così si asseconda solo l’abitudine a un’alimentazione scorretta, più che insufficiente. Se il bambino non finisce un piatto, meglio non proporgli un’alternativa a tavola né uno spuntino un’ora dopo, quando dirà di aver fame (no ai fuoripasto!), così da farlo arrivare alla merenda o al pasto successivo con un buon appetito. La disciplina alimentare è fondamentale in questa fase. Quindi: pensate a un menù settimanale che soddisfi, a rotazione, le esigenze di tutti; coinvolgete i vostri figli nella preparazione dei piatti e della tavola; date importanza all’aspetto estetico, magari giocando sull’accostamento di colori; proponete piccole quantità di cibi nutrienti e presentate in maniera ordinata la tavola, in un clima di leggerezza che tanto piace ai bambini.
Non parliamo davanti agli altri di quanti capricci fanno i nostri figli per mangiare; non ricattiamoli con un «mangia altrimenti rimani piccolo»; «guarda Giovanni com’è cresciuto, lui sì che mangia»; «questo è l’ultimo, promesso!»; «se non mangi non ti voglio più bene». Sono errori che convincono il bambino di non essere in grado di stabilire la propria sazietà, senza le indicazioni di mamma e papà. Rischiano di minare la sua autostima e la sua personale capacità di autocontrollo. Se alcuni alimenti sono importanti ma non gli piacciono, come verdura e frutta, proviamo a camuffarli, preparando ad esempio polpette con verdure o un ghiacciolo al succo di arancia o, ancora, frutti rossi frullati. Cerchiamo di evitare cibi troppo grassi e zuccherati, e di rimpinzare inutilmente i bambini per paura che rimangano troppo magri; si incorrerebbe nel rischio di sovrappeso e problemi di salute. I genitori sono responsabili del proprio figlio e devono essere guida e non motivo di frustrazione. Diverso è il caso di bambini che, di solito appetenti, per mal di gola, raffreddore o disturbi gastrointestinali, stress, problemi a scuola o arrivo di fratellini o sorelline, rifiutano il cibo. Lasciamo stabilire al pediatra ciò che è giusto, per recuperare appetito e buon umore.