Le malattie infettive sono, ahimè, una routine per chi già vive con bambini piccoli, facilmente portatori di infezioni contratte all’asilo nido o alla scuola dell’infanzia. In attesa del secondogenito (e comunque in ogni caso), la futura mamma deve essere consapevole della possibilità di entrare in contatto con virus e batteri di varia natura. Questo non vuol dire indulgere in atteggiamenti paranoici o cercare di evitare a ogni costo eventuali contagi; semplicemente, è sempre bene informarsi su sviluppi e conseguenze.
La prevenzione è il primo passo verso la protezione della futura mamma: lo screening sierologico di routine è raccomandato universalmente per HIV, sifilide, epatite B e rosolia, oltre che per toxoplasma, chlamydia, citomegalovirus, HCV (epatite C) e HSV (herpes simplex).
Per quanto riguarda la diagnosi, febbre e arrossamenti sono i segnali più evidenti di un’eventuale malattia infettiva. Una diagnosi precoce permette di programmare interventi profilattici o terapeutici efficaci, realizzabili durante la gravidanza, al parto o direttamente sul neonato, ed evitare quindi complicazioni.
Le malattie infettive più comuni
Rosolia: se contratta nelle prime 16 settimane di gestazione, può avere conseguenze quali aborto spontaneo o malformazioni gravi. Basta un semplice esame, il rubeo test, per capire se si hanno già gli anticorpi nel sangue (a seguito di una precedente infezione o del vaccino). In realtà, dal 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito l’Italia tra i Paesi che hanno raggiunto l’eliminazione della trasmissione endemica del virus e, quindi, questo screening non risulta più tra i raccomandati.
Quinta malattia: nei bambini si manifesta con un intenso rossore sulle guance e non è molto contagiosa, ma se la futura mamma contrae il parvovirus B19 c'è il rischio che il feto vada incontro a una forma di anemia particolarmente seria (nel 2-3% dei casi).
Sesta malattia: causata dall’herpes virus di tipo 6, si manifesta nel 90% dei bambini entro il primo anno di vita. Se contratta in gravidanza può provocare un’infezione congenita che spesso rende necessario il ricovero in ospedale. Generalmente si risolve senza conseguenze per la salute del bambino.
Scarlattina: è una malattia di origine batterica che di solito non mette a rischio direttamente la salute del feto, ma l’aumento di febbre conseguente all'infezione potrebbe causare un parto pretermine. Un tampone faringeo è in grado di rilevare la malattia. In caso di positività, si procede con un antibiotico compatibile con la gravidanza.
Morbillo: non influisce sulla formazione del feto, ma potrebbe degenerare in polmonite per la mamma, con chiare conseguenze. Inoltre, se contratto in prossimità del parto, il morbillo congenito del neonato è una condizione molto seria: qualora si verifichi, alla nascita il bambino verrà trattato con un'infusione endovenosa di immunoglobuline, sotto controllo clinico.
Varicella: se trasmessa al feto può avere conseguenze importanti: deformità degli arti, malformazioni oculari, ritardo mentale, vesciche e cicatrici sulla cute. In prossimità del parto, il neonato ammalato viene ospedalizzato per essere sottoposto a terapia antivirale per via endovenosa.
Contro rosolia, morbillo e varicella i medici suggeriscono il vaccino apposito. Innanzitutto, si consiglia di verificare la presenza di anticorpi tramite un esame del sangue; in caso di negatività, è bene sottoporsi al ciclo di vaccinazione, se possibile prima di iniziare a programmare una gravidanza.
Altre malattie in gravidanza
Toxoplasmosi: di solito asintomatica e non pericolosa, se contratta durante la gestazione può causare aborto o malformazioni del feto anche molto gravi. È sufficiente un prelievo del sangue per capire se la futura mamma ha già sviluppato gli anticorpi. In caso di negatività, bisogna evitare alcuni cibi in cui il toxoplasma potrebbe trovarsi (carne cruda o poco cotta – di animali infetti – o verdura cruda che sia stata contaminata da feci di animali infetti e non adeguatamente lavata), evitare attività di giardinaggio e non pulire la lettiera dei gatti, dove il parassita trova terreno fertile.
Citomegalovirus: si tratta di un virus piuttosto comune, trasmissibile attraverso baci, contatti sessuali, mucose nasali o oculari. La probabilità di trasmissione al feto si attesta sul 30-40% e può determinare danni, in particolare malformazioni, sordità congenita, cecità, ritardi al sistema nervoso centrale, oltre ad alcuni sintomi transitori alla nascita tra cui ittero, polmonite, convulsioni. In presenza di anticorpi preesistenti (le cosiddette IGG) nel sangue materno, il bambino dovrebbe essere protetto. La diagnosi di un’infezione da CMV richiede l’esecuzione di analisi del sangue. Non esiste ancora un vaccino.