Ambivalenza emotiva: potrebbe essere questa l'espressione giusta per descrivere lo stato d'animo della mamma durante i 9 mesi della gravidanza. In questo periodo è facile passare da emozioni positive, come gioia, sorpresa ed entusiasmo, a sensazioni diametralmente opposte, come ansia, rabbia e crisi di pianto, fino ad arrivare a veri e propri stati depressivi. Cosa determina questi sbalzi umorali?
È evidente come l’equilibrio di una donna possa essere scosso dalla prospettiva della nascita di un bambino, che certamente andrà a modificare tanti aspetti della sua quotidianità: dai cambiamenti corporei alla relazione con il partner, dal lavoro al quadro finanziario. Prospettive che facilmente producono un abbassamento dell'umore, con la comparsa di sintomi di ansia e stress. Poi ci sono gli ormoni che, a loro volta, agiscono sull'umore: il progesterone, l'estrogeno, gli ormoni tiroidei. Una tempesta ormonale che influisce su questa fragilità emotiva, in particolare nel primo trimestre e poi nel terzo, quando si avvicina il momento (spesso temuto) del parto.
Numerosi studi hanno rilevato come l’imprinting che avviene nei 9 mesi della gravidanza influisca sul futuro sviluppo psicofisico del bambino. Di conseguenza, le emozioni vissute dalle mamme si riflettono sul feto e sul suo stato di salute: ad esempio, alcune forme di ansia e di stress prenatale vissute dalla madre potrebbero incrementare il rischio di difficoltà emotive o di autoregolazione durante i primi due anni di vita del bambino. Si è anche individuata una correlazione tra i sintomi depressivi della madre (durante la gravidanza e nel primo anno dopo il parto) e la percentuale di disturbi del comportamento (come sintomi di ansia da separazione e iperattività) nei bambini all’età di 3 anni. Ciò è rafforzato dagli studi sulle emozioni in utero, che hanno dimostrato come i bambini provino emozioni (ad esempio affetto o paura) ancor prima di nascere e reagiscano sia al dolore che al rumore. Il feto non è dunque un essere passivo, ma è capace di agitarsi in situazioni di pericolo e di rasserenarsi quando la madre è tranquilla e rilassata.
Una volta presa coscienza di questi vissuti emotivi – e delle possibili conseguenze sul bambino, vista l’intensa connessione fisiologica e psicologica con la madre – si rende ancor più necessario organizzare una vera e propria rete di supporto con figure specialistiche: ostetriche, ginecologi, psicologi che aiutino la madre a sviluppare e sostenere sensazioni positive, evitando condizioni che potrebbero trasformarsi in una depressione pre o post partum.