Mondo mamma | 11 novembre 2024, 00:00

9 mesi di grandi emozioni

Gioia, eccitazione, una sensazione di forza che ti fa affrontare la vita con una spinta in più. Ma anche ansia, tristezza, malumore. Sono tante le emozioni che ruotano attorno a una gravidanza

9 mesi di grandi emozioni

Ambivalenza emotiva: potrebbe essere questa l'espressione giusta per descrivere lo stato d'animo della mamma durante i 9 mesi della gravidanza. In questo periodo è facile passare da emozioni positive, come gioia, sorpresa ed entusiasmo, a sensazioni diametralmente opposte, come ansia, rabbia e crisi di pianto, fino ad arrivare a veri e propri stati depressivi. Cosa determina questi sbalzi umorali?

È evidente come l’equilibrio di una donna possa essere scosso dalla prospettiva della nascita di un bambino, che certamente andrà a modificare tanti aspetti della sua quotidianità: dai cambiamenti corporei alla relazione con il partner, dal lavoro al quadro finanziario. Prospettive che facilmente producono un abbassamento dell'umore, con la comparsa di sintomi di ansia e stress. Poi ci sono gli ormoni che, a loro volta, agiscono sull'umore: il progesterone, l'estrogeno, gli ormoni tiroidei. Una tempesta ormonale che influisce su questa fragilità emotiva, in particolare nel primo trimestre e poi nel terzo, quando si avvicina il momento (spesso temuto) del parto.

Numerosi studi hanno rilevato come l’imprinting che avviene nei 9 mesi della gravidanza influisca sul futuro sviluppo psicofisico del bambino. Di conseguenza, le emozioni vissute dalle mamme si riflettono sul feto e sul suo stato di salute: ad esempio, alcune forme di ansia e di stress prenatale vissute dalla madre potrebbero incrementare il rischio di difficoltà emotive o di autoregolazione durante i primi due anni di vita del bambino. Si è anche individuata una correlazione tra i sintomi depressivi della madre (durante la gravidanza e nel primo anno dopo il parto) e la percentuale di disturbi del comportamento (come sintomi di ansia da separazione e iperattività) nei bambini all’età di 3 anni. Ciò è rafforzato dagli studi sulle emozioni in utero, che hanno dimostrato come i bambini provino emozioni (ad esempio affetto o paura) ancor prima di nascere e reagiscano sia al dolore che al rumore. Il feto non è dunque un essere passivo, ma è capace di agitarsi in situazioni di pericolo e di rasserenarsi quando la madre è tranquilla e rilassata.

Una volta presa coscienza di questi vissuti emotivi – e delle possibili conseguenze sul bambino, vista l’intensa connessione fisiologica e psicologica con la madre – si rende ancor più necessario organizzare una vera e propria rete di supporto con figure specialistiche: ostetriche, ginecologi, psicologi che aiutino la madre a sviluppare e sostenere sensazioni positive, evitando condizioni che potrebbero trasformarsi in una depressione pre o post partum.

C.C.

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