Vita da baby | 15 giugno 2024, 10:00

Ma che musica, maestro!

La musica è un linguaggio che sollecita la mente di adulti e bambini, il desiderio di esprimere emozioni, e che spinge a riflettere e confrontarsi con i propri sentimenti

Ma che musica, maestro!

Durante la gravidanza la musica stimola la frequenza cardiaca e il rilascio di endorfine (sostanze emesse dal cervello), che rilassano la mamma e il feto. La prima musica che il bambino percepisce è il battito del cuore della mamma nel suo ventre e, mentre sviluppa i 5 sensi, si fanno vivissimi stimoli e sensazioni. A detta della scienza questa attività favorisce lo sviluppo emotivo, sociale e cognitivo perché promuove sensibilità creativa e coordinazione motoria. Nei primi momenti di vita, il bambino si emoziona come un adulto nell’ascoltare la musica, e allora bisognerà coltivare e preservare questo legame speciale e magico. Quando il piccolo ascolta una sinfonia, agita mani e gambine, strizza gli occhi, fa smorfiette e sviluppa una mimica particolare: vuole dire che la sua attenzione è catturata, risponde per riflesso a uno stimolo e mostra di avere già delle competenze. Quando lo culliamo e accudiamo, canticchiamo dei motivetti a mezza voce; se lo allattiamo vocalizziamo parole piene di tenerezza e, all’ora della nanna, chini su di lui, sussurriamo una melodia inventata sul momento o gli cantiamo quella che ci faceva addormentare da piccoli.

«Stella, stellina, la notte si avvicina…», «ninna nanna del chicco di caffè, queste carezze sono tutte per te…». La voce della mamma, dopo il battito del suo cuore percepito nel grembo, è la più grande musica, la madre di tutte le musiche. Chissà se nasce prima il movimento o la musica. O nascono insieme, perché tanto complici, l’uno responsabile dell’altra, perché la musica si balla e si pensa. Durante i primi 3 anni di vita il cervello dei bambini cresce per dimensione e potenziali capacità di apprendimento. L’ascolto di una melodia ha un ruolo significativo nello sviluppo affettivo-cognitivo, migliora la ricchezza del vocabolario e, secondo gli esperti, la futura capacità di calcolo. Inoltre, in fondo, regala una sensazione di benessere, tranquillità e armonia. Fino ai 3 anni non è idoneo lo studio di uno strumento, che si può invece prevedere intorno al compimento dei 6-7 anni, ma bisognerebbe avvicinare il bambino a esperienze di ascolto già dalla prima età, anche se ci pare che non possa capirle. Si parla tanto dell’importanza dello sport per la crescita, ma la musica non è da meno perché favorisce l’ascolto, il senso del ritmo, la concentrazione, il coordinamento e affina le abilità psichiche e motorie. Il bambino, utilizzando la ritmicità tipica del movimento, comunica pienamente, si esibisce, si mette in gioco, esprime le proprie emozioni. Quando i piccoli usano l’arte dei suoni come mezzo di comunicazione e la esplorano, migliorano il processo motorio, si concentrano sui movimenti di esecuzione ed esprimono ciò che la musica trasmette, come un capolavoro.

Gloria Cardano

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