I ricercatori hanno scoperto un dettaglio affascinante sugli uomini: i loro corpi si trasformano quando diventano padri (e non stiamo parlando del pancione da birra in stile “secondo trimestre” che ci si trova a combattere fino alla vecchiaia). Che siano padri biologici o adottivi, i sistemi ormonali cambiano drasticamente quando diventano genitori, una rivelazione sorprendente che conferma come sia la chimica interna stessa a spingerli verso un maggiore coinvolgimento, nonostante il ruolo familiare limitato che i padri si sono imposti per così tante generazioni. Sappiamo da tempo che l’ossitocina, “l’ormone dell’amore”, ha un ruolo nel legame iniziale tra una madre e il suo bambino appena nato. Ma, più recentemente, i ricercatori hanno osservato che lo stesso picco di ossitocina si verifica quando i padri tengono in braccio i loro neonati e ci giocano. Per molti padri questa “scoperta” è piuttosto angosciante. La favola secondo cui i genitori sperimentano a prima vista una travolgente ondata di amore per i loro bambini non è valida per tutti. Alcuni neopapà testimoniano di essere rimasti sbalorditi, al primo incontro, davanti a quella fragile creatura piangente, senza invece sentire quell’ondata d’amore di cui tanto si parla. Dopo qualche giorno di emozioni “sfuocate”, basta però un piccolo gesto, come appoggiare il figlio sul petto nudo, perché l’amore esploda. Con tutti gli effetti collaterali del caso: la sensazione di camminare in aria, un’empatia assoluta verso qualunque persona e un’incapacità narcisistica di parlare di qualsiasi altra cosa. L’ossitocina ha iniziato a fare effetto. Mentre quella droga d’amore pompa attraverso il nuovo padre, il suo livello di testosterone in genere scende, rendendolo meno incline a comportamenti a rischio e più in grado di nutrire il neonato. E si registra anche, stranamente, un aumento della prolattina, l’ormone che aiuta le donne a produrre latte. Secondo l’antropologo dell’Università di Notre Dame Lee Gettler, padri con prolattina più alta giocano in modi che sono utili per l’apprendimento e l’esplorazione dei loro bambini, e gli stessi papà sembrano essere più reattivi e sensibili alle grida infantili. In altre parole, questo ormone serve ad aumentare il desiderio di stare vicini. Tutti i cambiamenti interni possono dipendere da quanto tempo i papà trascorrono da soli con i loro figli nella prima infanzia e negli anni seguenti. Hayley Alloway, che studia endocrinologia nei padri alla Memorial University of Newfoundland, ha scritto: «Il tempo in cui l’uomo è responsabile dell’interazione fisica diretta con un bambino, non solo essere nella stessa stanza ma effettivamente fornire cure, ha la più grande influenza sul cambiamento dei suoi livelli ormonali». E, in effetti, molti uomini che si definiscono genitori “coinvolti” hanno tutti trascorso del tempo in maniera intensa e regolare con i loro bambini durante il loro primo anno di vita. I cambiamenti ormonali che si riscontrano nei papà durante le fasi iniziali della vita dei figli diminuiscono nel tempo, ma i bambini sembrano avere un effetto a lungo termine sui corpi degli uomini. Uno studio britannico del 2003, realizzato su 4252 uomini di età compresa tra 60 e 79 anni, ha stabilito che gli uomini con due figli hanno un rischio significativamente inferiore di sviluppare malattie cardiache rispetto a quelli con un solo figlio o nessuno. Attenzione, però: per ogni figlio successivo ai primi due, il rischio aumenta del 12%. Continuando a parlare dei cambiamenti legati alla paternità, molti futuri papà sperimentano anche variazioni strettamente fisiche durante la gravidanza della compagna. La sindrome di Couvade, definizione coniata da un antropologo britannico nel 1865, descrive genericamente alcune condizioni riscontrabili nell’uomo nel corso della gestazione: fluttuazioni dell’appetito, aumento di peso e della flatulenza, mal di schiena e persino nausea mattutina. Le teorie sulle cause abbondano: una risposta empatica all’esperienza della partner, effetti di cambiamenti ormonali che si verificano attraverso la vicinanza con quest’ultima o, semplicemente, la conseguenza dell’ansia che anticipa il momento in cui si diventa genitori. Tra l’altro, la ben nota depressione post partum (PPD) può colpire anche i papà: un’analisi di qualche anno fa ha rilevato che circa il 10% degli uomini ne soffre.