Obiettivo: lavorare sulla sensibilizzazione paterna e promuovere la figura del padre consapevole e responsabile. Presso l’ambulatorio di psicologia e paternità dell’ASL Novara, lo psicologo psicoterapeuta Mauro Longoni è impegnato nel coordinamento della 28a edizione del corso Figli si nasce… Papà si diventa, dedicato a tutti i futuri e neopapà, fino ai 6 mesi del bambino.
Da dove è nato questo progetto?
«In realtà, l’idea di strutturare questa tipologia di incontri dedicati ai papà nacque all’interno del nostro ambulatorio già nel 2000. Ma i tempi non erano giusti: in quel periodo era in voga il pensiero psicoanalitico di Freud, con il padre che entrava “di diritto” nella vita del figlio dopo i 3 anni di età, o al massimo la psicologia di Donald Winnicott, che vedeva il padre come un eventuale buon sostituto solo in assenza della madre. Abbiamo dovuto attendere il 2010, ed è stato subito un successo. Possiamo dire che siamo stati la prima ASL in Italia a proporre, dal 2011, un corso di preparazione alla nascita per l’uomo, parallelo a quello pensato per la mamma, completamente gratuito e offerto da un’azienda sanitaria locale».
Organizzate 4 corsi all’anno, tutti full booking. Quali sono i principi che guidano questi incontri?
«Noi scommettiamo sulle abilità dei padri. La psicologia sperimentale degli ultimi anni ha evidenziato come a soli 2 mesi di età i bambini sappiano interagire con stili differenziati nei confronti della mamma e del papà. Questo significa che un accudimento maschile può e deve esserci, perché è proprio integrando le cure materne e quelle paterne che si avrà un buono sviluppo psicologico del bambino. Cerchiamo quindi di sensibilizzare i padri nel loro ruolo e renderli consapevoli. Vi faccio un esempio: si è visto che i papà italiani trascorrono solo 30 minuti al giorno con i loro piccoli, weekend compresi. Dopo 12 ore di lavoro, i padri si sentono in colpa per non aver dedicato del tempo alla famiglia. Ecco, noi cerchiamo di spiegare quanto sia importante la quantità, non solo la qualità. Uomini, difendete il vostro tempo famigliare perché il vostro ruolo nei confronti della prole è totalmente sovrapponibile a quello della madre. Tranne per l’allattamento, se al seno, ovviamente».
Quali sono le preoccupazioni che i padri manifestano maggiormente?
«L’angoscia più diffusa tra i papà è il timore dell’esclusione, sia nella relazione tra bambino/moglie (e suocera) che rispetto al rapporto con la compagna stessa. Di qui anche la paura di perdere la coesione famigliare. Però ricordiamoci che la mamma è sì “in comodato d’uso gratuito” a favore del figlio, ma solo per un certo tempo. Poi, è importante che la donna riacquisti la sua identità e il padre è una figura importante in quest’ottica di autonomia del bambino.
Molti papà, poi, si sentono inadeguati nell’aiutare i figli ad affrontare le sfide di un mondo sempre più complesso; questo, per alcuni, fin da quando il bambino è nella pancia. Perché dovete sapere che ogni uomo scopre la paternità in momenti diversi: quando nasce il piccolo, alla prima ecografia, alla quinta ecografia (dato che si scopre il sesso), dopo i 3 anni del figlio, quando inizia un’interazione più matura, nel momento in cui si sposa».
Una pillola per neopapà alle prime armi...
«Ritagliatevi un momento nella fase dell’addormentamento, magari leggendo una fiaba o raccontando una storia. Già dagli 8 mesi il bambino sente la voce e riconosce la mimica. Sarà un ottimo modo per aiutare il bambino a sviluppare creatività e fantasia, contro quella della dipendenza digitale che è ormai parte preponderante delle nostre vite».
Per informazioni: mauro.longoni@asl.novara.it