Fino a non tantissimo tempo fa, il ruolo dei padri era principalmente quello del capofamiglia, che doveva trasmettere valori morali ed educazione morale e religiosa ai propri figli. Con l’avvento dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione, molti padri si sono allontanati dal nucleo familiare per recarsi sul luogo di lavoro, con il conseguente aumento del tasso di abbandono dei figli. Nei decenni più recenti, si è invece assistito a un nuovo fenomeno: il cambiamento del ruolo economico delle donne ha avuto un forte impatto anche sul ruolo dei padri. Tra il 1948 e il 2001, la percentuale di donne in età lavorativa impiegate o in cerca di lavoro è quasi raddoppiata e l’aumento del loro potere economico ha reso il sostegno finanziario paterno meno necessario, almeno per alcune famiglie. Parallelamente alla crescente autonomia delle donne, tendenze correlate (come il calo della fertilità, l’aumento dei tassi di divorzio e di nuovi matrimoni e le nascite al di fuori del matrimonio), hanno portato a una transizione da ruoli tradizionali a ruoli multipli e indefiniti per molti padri. Non è un caso, quindi, che negli ultimi 20-30 anni la ricerca si sia concentrata sempre di più sui padri e sul ruolo crescente di assistenza nei confronti dei figli.
Uno studio americano condotto dal National Institute of Child Health and Human Development (NICHD) ha rilevato, ad esempio, che i padri tendono a essere maggiormente coinvolti nell’assistenza quando: lavorano in media meno ore; hanno caratteristiche di adattamento psicologico positive (ad esempio, elevata autostima, livelli più bassi di depressione e ostilità e capacità di affrontare i principali compiti dell'età adulta); le madri dei loro figli lavorano più ore rispetto alla media; i figli non sono più bambini.
Altre ricerche sul ruolo dei padri suggeriscono che l'influenza dell'amore paterno sullo sviluppo dei figli è pari a quella dell'amore materno. L’amore paterno aiuta i bambini a sviluppare il senso del loro posto nel mondo, supportandone la crescita dal punto di vista sociale, emotivo e cognitivo. Inoltre, i bambini che ricevono più amore dai loro padri hanno meno probabilità di affrontare problemi comportamentali o di abuso di sostanze.
Certo, con l’aumento dei casi di divorzio è spesso difficile per i padri mantenere lo stesso tipo di ruolo genitoriale con i propri figli biologici, a causa della riduzione del tempo trascorso con loro. Tuttavia, non è la frequenza dei contatti tra padre e figlio, dicono gli esperti, ma piuttosto la qualità delle visite che contribuisce al benessere del bambino. La ricerca ha scoperto che i fattori chiave che contribuiscono, nei bambini, a un sano adattamento dopo il divorzio includono accordi di affidamento adeguati (l'affidamento legale congiunto spesso si traduce in un processo decisionale condiviso, più visite padre-figlio, pagamenti regolari di mantenimento dei figli e figli più soddisfatti e meglio adattati) e basso conflitto genitoriale.
Sebbene rappresentino ancora una percentuale relativamente bassa, anche i cosiddetti “padri casalinghi” costituiscono un fenomeno interessante: un nuovo tipo di figura paterna che diventa il primo incaricato della cura del suo bambino. Per molti padri, la decisione di restare a casa con i propri figli deriva dal forte potenziale di guadagno del coniuge o dal desiderio personale di restare a casa personalmente o, ancora, da una riluttanza condivisa tra i genitori rispetto alla possibilità di consentire a qualcun altro di crescere i propri figli. Un unico neo, al momento: i padri casalinghi si devono confrontare regolarmente con lo stigma di una presunta violazione delle norme sociali che riguardano il comportamento maschile. Ma si supererà anche questo.