In Europa 1 bambino in età scolare su 3 convive con l’obesità o il sovrappeso, un numero destinato ad aumentare nei prossimi anni. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cita il World Obesity Atlas 2023 redatto dalla World Obesity Federation.: «Tra il 2020 e il 2035 ci saranno un aumento del 61% di ragazzi che vivono con l’obesità e il 75% delle ragazze e la maggior parte della popolazione mondiale (51%, ovvero oltre 4 miliardi di persone) vivrà in sovrappeso se prevarranno le tendenze attuali».In questi report l’Italia presenta la percentuale più elevata (42%) di bimbi nella fascia di età 5-9 anni, mentre si colloca al 4° posto nella classe di età 10-19 anni, con il 34,2% dei giovani affetti; peggio di noi, solo Cipro, Grecia e Spagna. Un bambino può essere definito obeso a partire dai 6 anni, ma gli indizi possono manifestarsi già entro il primo anno di vita.
I fattori precoci di rischio (tra 0 e 5 anni) e predittivi dipendono da:
- genetica: se i genitori sono entrambi obesi, è più alta la possibilità che lo siano anche i figli;
- stile di vita e abitudini adottate dai genitori, capaci o meno di contrastare i condizionamenti dell’ambiente. Purtroppo scarseggia la cultura dello sport: il 94,5% dei bambini italiani non lo pratica e il 27% non si sente motivato, mentre 8 ragazzi su 10 lo praticano solo se lo fanno i genitori. La scarsa educazione si riferisce anche al movimento quotidiano: il 67% dei bambini va a scuola in macchina;
- peso neonatale elevato: la prima intensa moltiplicazione cellulare si verifica negli ultimi mesi di vita intrauterina. Il neonato con peso elevato in età gestazionale presenta un maggior rischio di sviluppare obesità e diabete;
- eccessivo incremento di peso nel primo anno di vita, a causa di uno squilibrio di nutrienti nella dieta. Un consumo elevato di proteine a partire dal divezzamento aumenta il rischio tra i 2 e i 6 anni. Le comunità scientifiche raccomandano di limitare il consumo di proteine al 15% dell’energia totale in neonati e bambini piccoli (2/3 anni). Le porzioni dei cibi devono essere proporzionate all’età, senza eccessi di grassi saturi, sale e zuccheri liberi;
- early adiposity rebound (letteralmente, “rimbalzo precoce dell’obesità”) in età inferiore ai 5 anni. L’incremento del Body Mass Index (massa corporea), ovvero BMI già tra i 2 e i 5 anni invece che tra i 5 e i 7, è un indicatore di rischio di sviluppo di obesità in età adolescenziale e adulta.
Molti danni collaterali si individuano già nei piccolissimi, come le lesioni delle arterie, alla base del rischio di malattie cardiovascolari nell’adulto. Inoltre, 1 bambino obeso su 4 è affetto dalla cosiddetta “sindrome metabolica”, che ha portato a un forte aumento di diabete tipo 2 in età pediatrica; 1 su 2, invece, presenta un accumulo di grassi nel fegato, con elevato rischio di contrarre cirrosi epatica da grande. I periodi a maggior rischio di obesità sono 3: il primo anno di vita, il periodo tra i 4 e i 6 anni e il periodo puberale, perché il tessuto adiposo può aumentare in maniera disfunzionale. L’adulto in sovrappeso accumula il grasso nell’addome; nel neonato, questo tipo di valutazione non è fattibile e il sovrappeso viene valutato attraverso i percentili e la massa visibile generale. Per il pediatra non è sempre facile affrontare questa problematica, perché i genitori sono diventati ipersensibili su questo tasto e accade che rispondano: «Il bambino è piccolo, quando crescerà cambierà». La formazione e l’aggiornamento dei professionisti sanitari aiutano a guidare il cambiamento, a rafforzare la prevenzione e la regolamentazione dell’industria alimentare e delle bevande. Fondamentale, da parte dei professionisti, è anche l’impegno a non far passare l’idea di obesità come sinonimo di “disagio”, ma raccontarla come una concreta premessa a problematiche di salute, potenzialmente gravi ma assolutamente evitabili.
D’altra parte, i modi per contrastare l’obesità esistono:
- attività fisiche piacevoli e gioco spontaneo con genitori, fratelli e amici;
- dieta equilibrata e sana: la maggior parte dei bambini riesce a regolare adeguatamente il proprio appetito, ma esistono bambini che, per costituzione genetica, hanno più difficoltà;
- tanta verdura all’inizio del pasto: ci sono alimenti in grado di moderare l’appetito e, allo stesso tempo, di ridurre l’assorbimento, come la verdura e la frutta;
- clima familiare disteso: evitiamo i paragoni, perché il metabolismo dei bambini, l’età, il sesso e la fase puberale non sono uguali per tutti.
Dal canto suo, infatti, anche il genitore dovrà stare attento al tipo di comunicazione da adottare col proprio figlio, fin da piccolo; frasi come «buttiamo giù la pancetta» o «come sei cicciottello» sono dannosissime per la sua autostima, per l’inconscio immaginario in vista dell’adolescenza, fase cruciale e rivelatrice di problematiche alimentari. Un figlio assimila le abitudini alimentari in casa, già dallo svezzamento, quindi non è corretto mortificarlo per il peso o per lo sgarro a tavola, mentre è necessario alimentare in lui concetti positivi di salute e benessere.