Baby news - 19 novembre 2024, 08:00

Lo sharenting e i rischi invisibili dei social network

È stata riassunta nel termine sharenting la pratica diffusa tra i genitori di condividere sui social le immagini dei propri figli. Spesso il genitore non ne ha coscienza, ma c'è un problema di privacy, oltre a numerosi rischi

Lo sharenting e i rischi invisibili dei social network

Ogni anno i genitori condividono sui social una media di 300 foto riguardanti i propri figli; prima del quinto compleanno del bambino, o della bambina, ne hanno già condivise quasi mille. È quanto è stato pubblicato sul Journal of Pediatrics a seguito di uno studio europeo che ha indicato anche le prime 3 destinazioni di queste immagini: Facebook (54%), Instagram (16%) e Twitter (12%).

Ancora, sempre citando lo studio, l’81% dei bambini che vive nei Paesi occidentali ha una qualche presenza online prima dei 2 anni (negli Stati Uniti la percentuale arriva al 92%, mentre in Europa si attesta al 73%). Entro poche settimane dalla nascita, il 33% dei neonati è presente con una foto sul web e sempre più bambini diventano protagonisti ancora prima della nascita: si stima che, negli Stati Uniti, il 34% dei genitori pubblichi abitualmente ecografie online, in Italia il 15%.

Un fenomeno, quello di pubblicare online foto, video e altre informazioni che riguardano i figli, che è stato denominato “sharenting” e che sta destando l'attenzione di esperti e governi, tanto che in Francia, lo scorso marzo, l'Assemblea Nazionale ha approvato all'unanimità una legge per il rispetto del diritto alla privacy dei bambini e anche in Italia sempre più realtà si stanno muovendo in questa direzione; tra queste, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza.

I rischi della diffusione delle immagini di minori sono molteplici, sebbene gli stessi genitori ne siano spesso inconsapevoli: si tratta di questioni relative alla tutela dell’immagine del minore e alla riservatezza dei dati personali, fino alla sicurezza digitale e al rendere le foto dei bambini potenziale oggetto di pedopornografia.

Da una parte c'è quindi il diritto alla privacy: è vero che sono i genitori stessi ad essere responsabili per i loro bambini, ma questo non significa che siano autorizzati a diffonderne immagini su canali pubblici. Se si pensa, ad esempio, a influencer o star, che utilizzano gli scatti realizzati insieme ai figli per rafforzare la propria notorietà, e i propri introiti, il concetto risulta evidente. Ma anche tra genitori comuni c'è chi prova piacere e soddisfazione nel condividere regolarmente selfie e momenti teneri o divertenti con i propri cuccioli, per ottenere cuoricini o like.

Dove si colloca, in questa abitudine, il rispetto dei diritti dei bambini? Nella cronaca non è raro leggere di teenager che fanno causa ai genitori per aver invaso i social di loro fotografie, fin da piccoli, immagini che poi diventano fonte di imbarazzo per l'adolescente. Per non parlare del caso di coppie separate: può succedere che un genitore pubblichi sui social network le foto dei figli, all’insaputa dell’altro. Poiché pubblicare immagini dei figli sui social implica l’esistenza di un accordo comune, a seguito di una segnalazione l’autorità giudiziaria può pretendere il risarcimento dei danni e l’applicazione di una speciale sanzione.

Oltre a questo, non bisogna dimenticare che l’inserimento di foto di minori sui social costituisce un comportamento potenzialmente pregiudizievole, in quanto determina la diffusione delle immagini tra persone, conosciute e non, malintenzionate comprese. Il rischio che le foto dei bambini vengano diffuse sul web attraverso canali non controllabili, usati per il traffico di immagini pedopornografiche, non è una fantasia.

Sul sito della SIP – Società Italiana di Pediatria, i genitori possono leggere alcuni consigli per evitare spiacevoli conseguenze: cautela nel condividere materiali e informazioni riguardanti i propri figli, assicurando almeno l’anonimato e facendo in modo di disattivare la localizzazione, in modo da non esporre i bambini a una serie di rischi, primo fra tutti il furto d’identità; evitare foto di bambini nudi; attivare notifiche che avvisino quando il nome dei figli appare nei motori di ricerca.

Critichiamo spesso bambini e ragazzini per l’uso spropositato che fanno degli smartphone. Ma proviamo a riflettere sulla sovraesposizione a cui molti genitori sottopongono i figli attraverso il web. Senza essere perentori nel vietare ogni forma di diffusione di immagini di minori online, che sia almeno prezioso l’invito Share with care, come suggerito dal giornalista informatico, formatore e scrittore Gianluigi Bonanomi.

Sopra i 14 anni

In Italia, il limite di legge per manifestare il consenso in modo autonomo è fissato al compimento dei 14 anni di età. Gli under 14 devono sempre ottenere il consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale per potere compiere, sui social network o su siti Internet, qualsiasi tipo di pubblicazione di foto e video, dai quali si possano dedurre le informazioni personali del minore. Il ragazzo che ha compiuto 14 anni può invece condividere le sue immagini sui social, dopo aver espresso, all’apertura del suo account, il consenso al trattamento delle informazioni personali sulla piattaforma. Questo implica che anche i terzi possono pubblicare foto di un minore con almeno 14 anni, chiedendo il consenso al diretto interessato e non al padre o alla madre.

L.S.

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