Ascoltare la musica rilassa la futura mamma e il bebè, fin dai primi mesi. Verso la 30a settimana l'udito del feto raggiunge uno sviluppo tale da fargli percepire i rumori materni di fondo, come il battito cardiaco. Nelle settimane successive parlargli lo aiuterà a riconoscere la voce della mamma e del papà, anche subito dopo la nascita. È uno scambio di sensazioni continuo tra il bambino e la mamma, che a sua volta sentirà rumori provenire dal proprio ventre. Tra la 16a e la 17a settimana si avvertono i primi fremiti, non sempre riconoscibili, simili a movimenti intestinali (molte donne li paragonano a “bollicine nella pancia”); alcune li percepiscono già verso la fine del primo trimestre o all’inizio del secondo. Le note “farfalle nello stomaco” arriveranno verso la 20a settimana, come una carezza accompagnata da un brontolio leggero. A circa 27 settimane la mamma percepisce facilmente il singhiozzo del feto come un movimento a scatto dalla frequenza variabile, ben distinguibile dai calcetti e dagli altri movimenti. Insomma, tanti modi per iniziare a conoscersi prima dell’atteso giorno della nascita, in cui il neonato avrà tantissimi input tra cui quello uditivo. Le ostetriche consigliano di abituare fin da subito il bambino ai rumori dell’ambiente circostante e di non racchiuderlo in uno spazio troppo ovattato, per non doverlo riabituare a nuovi equilibri da più grandicello. Sono utili al suo adattamento e alla sua tranquillità i cosiddetti “suoni bianchi”, prodotti sfruttando tutte le possibili frequenze udibili. Vengono chiamati bianchi perché questo colore rappresenta, sullo spettro visivo, l'unione di tutte le possibili frequenze visibili. Il “suono bianco” nasconde i suoni circostanti della vita quotidiana, agendo come uno scudo e portando a un'atmosfera di sonno più tranquilla e calma.
Può trattarsi di suoni naturali (il battito del cuore, il rumore della pioggia che cade o quello delle onde del mare, il vento…) o artificiali (phon, lavatrice, cappa della cucina…). Hanno un’azione calmante sui neonati e, uniti alle insostituibili coccole di mamma e papà, sciolgono le tensioni e conciliano il sonno. Il lattante si tranquillizza sentendoli, anche perché li ha conosciuti quando era nell’utero della mamma. Numerose ricerche evidenziano il loro effetto positivo, definito “neuroprotettivo” su prematuri, nati a termine senza complicanze e soggetti a stress esterni. L’unica accortezza è di mantenere il volume al di sotto di 50-60 dB, perché il neonato ha una soglia uditiva più bassa rispetto a quella di un bambino più grande e mal sopporterebbe un volume più elevato. Meglio comunque evitare gli eccessi: ascoltando suoni dolci per tutto il giorno, il neonato potrebbe assuefarsi al punto da non trarne più giovamento, non riuscendo più ad addormentarsi né a rilassarsi. Infine, non si conoscono i possibili danni sull’udito. Proprio su questi suoni, di cui non si conoscono tutte le potenzialità, sono in corso studi scientifici, soprattutto sulla neuroprotezione nel neonato pretermine e sul miglioramento della sua risposta generale e in situazioni di stress.