Tutti a tavola - 04 ottobre 2024, 00:00

L’obesità in età pediatrica

Negli ultimi anni l’OMS ha lanciato l’allarme sull’obesità infantile, promuovendo la prevenzione. Ecco come lo stile di vita può cambiare le sorti di intere famiglie

L’obesità in età pediatrica

In Europa 1 bambino in età scolare su 3 convive con l’obesità o il sovrappeso, un numero destinato ad aumentare nei prossimi anni. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cita il World Obesity Atlas 2023 redatto dalla World Obesity Federation.: «Tra il 2020 e il 2035 ci saranno un aumento del 61% di ragazzi che vivono con l’obesità e il 75% delle ragazze e la maggior parte della popolazione mondiale (51%, ovvero oltre 4 miliardi di persone) vivrà in sovrappeso se prevarranno le tendenze attuali».In questi report l’Italia presenta la percentuale più elevata (42%) di bimbi nella fascia di età 5-9 anni, mentre si colloca al 4° posto nella classe di età 10-19 anni, con il 34,2% dei giovani affetti; peggio di noi, solo Cipro, Grecia e Spagna. Un bambino può essere definito obeso a partire dai 6 anni, ma gli indizi possono manifestarsi già entro il primo anno di vita. 

I fattori precoci di rischio (tra 0 e 5 anni) e predittivi dipendono da:

  • genetica: se i genitori sono entrambi obesi, è più alta la possibilità che lo siano anche i figli; 
  • stile di vita e abitudini adottate dai genitori, capaci o meno di contrastare i condizionamenti dell’ambiente. Purtroppo scarseggia la cultura dello sport: il 94,5% dei bambini italiani non lo pratica e il 27% non si sente motivato, mentre 8 ragazzi su 10 lo praticano solo se lo fanno i genitori. La scarsa educazione si riferisce anche al movimento quotidiano: il 67% dei bambini va a scuola in macchina;
  • peso neonatale elevato: la prima intensa moltiplicazione cellulare si verifica negli ultimi mesi di vita intrauterina. Il neonato con peso elevato in età gestazionale presenta un maggior rischio di sviluppare obesità e diabete;
  • eccessivo incremento di peso nel primo anno di vita, a causa di uno squilibrio di nutrienti nella dieta. Un consumo elevato di proteine a partire dal divezzamento aumenta il rischio tra i 2 e i 6 anni. Le comunità scientifiche raccomandano di limitare il consumo di proteine al 15% dell’energia totale in neonati e bambini piccoli (2/3 anni). Le porzioni dei cibi devono essere proporzionate all’età, senza eccessi di grassi saturi, sale e zuccheri liberi;
  • early adiposity rebound (letteralmente, “rimbalzo precoce dell’obesità”) in età inferiore ai 5 anni. L’incremento del Body Mass Index (massa corporea), ovvero BMI già tra i 2 e i 5 anni invece che tra i 5 e i 7, è un indicatore di rischio di sviluppo di obesità in età adolescenziale e adulta.

Molti danni collaterali si individuano già nei piccolissimi, come le lesioni delle arterie, alla base del rischio di malattie cardiovascolari nell’adulto. Inoltre, 1 bambino obeso su 4 è affetto dalla cosiddetta “sindrome metabolica”, che ha portato a un forte aumento di diabete tipo 2 in età pediatrica; 1 su 2, invece, presenta un accumulo di grassi nel fegato, con elevato rischio di contrarre cirrosi epatica da grande. I periodi a maggior rischio di obesità sono 3: il primo anno di vita, il periodo tra i 4 e i 6 anni e il periodo puberale, perché il tessuto adiposo può aumentare in maniera disfunzionale. L’adulto in sovrappeso accumula il grasso nell’addome; nel neonato, questo tipo di valutazione non è fattibile e il sovrappeso viene valutato attraverso i percentili e la massa visibile generale. Per il pediatra non è sempre facile affrontare questa problematica, perché i genitori sono diventati ipersensibili su questo tasto e accade che rispondano: «Il bambino è piccolo, quando crescerà cambierà»La formazione e l’aggiornamento dei professionisti sanitari aiutano a guidare il cambiamento, a rafforzare la prevenzione e la regolamentazione dell’industria alimentare e delle bevande. Fondamentale, da parte dei professionisti, è anche l’impegno a non far passare l’idea di obesità come sinonimo di “disagio”, ma raccontarla come una concreta premessa a problematiche di salute, potenzialmente gravi ma assolutamente evitabili.

D’altra parte, i modi per contrastare l’obesità esistono:

  • attività fisiche piacevoli e gioco spontaneo con genitori, fratelli e amici;
  • dieta equilibrata e sana: la maggior parte dei bambini riesce a regolare adeguatamente il proprio appetito, ma esistono bambini che, per costituzione genetica, hanno più difficoltà;
  • tanta verdura all’inizio del pasto: ci sono alimenti in grado di moderare l’appetito e, allo stesso tempo, di ridurre l’assorbimento, come la verdura e la frutta;
  • clima familiare disteso: evitiamo i paragoni, perché il metabolismo dei bambini, l’età, il sesso e la fase puberale non sono uguali per tutti.

Dal canto suo, infatti, anche il genitore dovrà stare attento al tipo di comunicazione da adottare col proprio figlio, fin da piccolo; frasi come «buttiamo giù la pancetta» o «come sei cicciottello» sono dannosissime per la sua autostima, per l’inconscio immaginario in vista dell’adolescenza, fase cruciale e rivelatrice di problematiche alimentari. Un figlio assimila le abitudini alimentari in casa, già dallo svezzamento, quindi non è corretto mortificarlo per il peso o per lo sgarro a tavola, mentre è necessario alimentare in lui concetti positivi di salute e benessere.

Gloria Cardano

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